Da quattro giorni sono in loop Beatles, ogni tot mi capita, basta che mi rimetta ad ascoltare un disco intero, o anche solo una canzone e ecco che mi riparte una specie di autismo per cui mi cerco su wikipedia la storia che dietro l’uscita di una determinata canzone, le lyrics, poi vado a cercare i termini che non capisco…questa volta anche peggio, mi sono sparata due serate di fila al concerto di una tribute band dei fab four, gli Afterbeat, una delle più famose, in realtà pare che la più famosa sia un’altra (che non ritrovo più), in ogni caso ascoltandoli su youtube ho stabilito che sono decisamente meglio quelli che ho ascoltato io: accento di Liverpool, stessi strumenti (cambiati diverse volte durante il concerto), stessi amplificatori, stesse mises, anche lì, cambiate diverse volte, stesso look, stessi gesti con le capoccie mentre suonavano, stesse espressioni, stessi tagli di capelli, ma soprattutto stesse voci e interpretazioni…io che ho ascoltati i dischi cento volte so di cosa parlo…ugguali ugguali.
Lo so che è solo una tribute band, ma erano talmente identici (soprattutto da lontano e senza occhiali) che ero ad tale livello di presobenismo, roba da ballare e soprattutto cantarle tutte-tutte, che due o tre persone sono venute a dirmi: vous aimez les Beatles!? con quella pronuncia “fucking french” (cit.) che hanno solo loro.
Grande soddisfazione personale è stato vedere, verso fine concerto, gente di tutte le età ballare, una coppia di sessantenni lanciati in balli sfrenaterrimi...
Ovviamente il giorno dopo sono partita con i postumi, un po’ a riguardarmi i video: un po’ a leggermi i vari aneddoti…questa volta ho raccolto una chicchella: perché hanno deciso di chiamarsi Beatles? “Fu John a scegliere il nome The Beatles, dopo aver sognato un uomo che sopra una torta fiammeggiante gli diceva: Voi sarete i Beatles, con la A!"
Per concludere con un pizzichino di autoreferenzialità che ci-piace-tanto al nostro EazyE, alla fine del concerto una tipa si avvicina a me e mi dice: “are you the girfriend of the singer?”
E io, stupita, invece di dire “no/magari” le rispondo : “which one?”